A cosa si riferisce il titolo?
A qualcuno che è tutto matto o al fatto che sono finiti tutti i posti disponibili?
Mica sono (completamente) tutto matto!
Mi riferisco, chiaramente, al corso sugli OBIETTIVI che si terrà tra pochi giorni.
Sono contento, e con me Nando, per aver costruito un altro pezzetto di soddisfazione personale. E sì, perché quando le persone tornano vuol dire che sono soddisfatte.
E quando tornano portando amici, colleghi, parenti e vuol dire che ci credono.
E in tutto questo c’è, alla base e dentro di noi, una grande passione e una grande allegria: Gioia di imparare e di comunicare quelle esperienze che viviamo dentro di noi.
Non solo in me, e in Nando, ma anche nelle persone che vengono ai nostri corsi.
Insomma, è un’esperienza contagiosa.
Ho notato che i “nostri amici”, quelli che vengono ai corsi, sono persone dal “sorriso facile” e coinvolgente e questo mi piace molto.
Mi capita spesso, quando vado in giro per lavoro (per appuntamenti, ai corsi, al bar, per pranzi, per cene, ecc…), di incontrare persone che hanno un po’ di tempo per stare con me e m’incuriosisce il loro modo di vivere interiormente la vita e come la trasmettono all’esterno, a livello di atteggiamento.
Come?
Con una risata.
Il mese scorso ho conosciuto, in un corso sulla COMUNICAZIONE EFFICACE, tenuto presso un istituto di credito, una signora che mi ha dapprima veramente incuriosito e poi coinvolto per il suo modo di fare: spigliato, estroverso, coinvolgente.
La più simpatica impiegata di banca del mondo!
Ti saluta quando arrivi.
S’informa su come è andata la settimana e come la giornata.
S’informa sulla tua famiglia.
Ti porta anche i dolcetti, fatti in casa dalla mamma, per celebrare il rito (molto occidentale) del coffee break. Quel momento diventa un piacevolissimo momento e ti “aiuta” per tutta la durata del corso.
E sai come ti “aiuta”?
“Solo” col suo sorriso e “solo” col suo entusiasmo: travolgente!
(A proposito del “solo”, leggi “ho fatto tutto quello che potevo” )
Ho avuto l’ennesima dimostrazione che con il giusto atteggiamento anche il momento più pesante (dopo una giornata di lavoro, altre 3 ore di… “extra” – dalle 17,00 alle 20,00 – non è facile!) possa diventare qualcosa che lascia una piacevole sensazione di allegria e di passione, prima in se stessi e poi in tutti gli altri.
Grazie Franca!
Sul sorridere consiglio l’articolo di Paolo (“just smile” ) e di fare un giro sul suo qualificato blog, per introdurre una storia affascinante.
Prima di raccontarti la storia ti faccio una breve premessa su Paolo: è un genio e glielo dico sempre, ma quello che mi colpì di lui (la prima volta che c’incontrammo, casualmente in un bar – ma quello non è proprio come quelli che trovi sulla… “sua guida”) fu il suo sorriso solare, aperto, sincero (e questo è un potente rinforzo alla sua “guizzante” intelligenza), di colui che ne sa più di chi lo osserva. Cosa sappia “di più” (e di chi) non è concesso saperlo (e neanche importa) ma intuisco che abbia quell’abilità che hanno i geni nell’indicare, vent’anni prima, la via ai cretini … e quindi se la ride!
Quella del dottor Duchenne è una storia che mette insieme, in qualche modo, Franca e Paolo (che in realtà, non si sono mai incontrati).
Shall we Give Just Smile A Chance?
È vero che si sorride fin da quando si è nella pancia della mamma?
Pare di sì, peccato che non lo ricordiamo e peccato che, per molti, quell’esperienza inizia e… finisce lì!
“La risata è la risposta fisiologica a uno stato di benessere”, come dimostrò già nell’800 il neurologo Guillaume Duchenne.
Il sorriso sincero, quello appassionato e potente ci fa stare meglio, coinvolge la muscolatura degli zigomi e degli occhi. Tutto il viso ne è coinvolto e non si ricorre solo alle labbra (come accade invece con i sorrisi di circostanza o “professionali”). Il sorriso profondamente sincero è chiamato, per questo, “Sorriso Duchenne“; quello artificiale invece “Sorriso Pan Am“, dalla tendenza (di cui si può fare a meno!) ad ottenerlo delle hostess degli aerei della compagnia americana Pan Am (scomparsa) come benvenuto ai passeggeri; sarà scomparsa per via dell’accoglienza delle sue hostess…?
Non ci sono prove! Però…
Dacher Keltner, docente di psicologia all’Università di Berkeley (California), per aggiornare a modelli più attuali l’esempio pratico, spiega: «prendiamo il caso di americani e inglesi; una sola lingua, ma due modi opposti di sorridere: i primi ‘tirano su’ gli angoli della bocca, mostrando i denti superiori, come fanno Julia Roberts, Robert Redford o Tom Cruise.
A labbra composte e tirate, come in una smorfia, è invece il sorriso english, detto anche “del principe Carlo d’Inghilterra”, per l’esemplare modello da lui fornito» e a questo punto chiederemo conferma a Paolo non appena torna dal Regno Unito.
Sarà che sono tutto esaurito, sarà che Nando è tutto esaurito, sarà che ci spacchiamo dalle risate, sarà che ai corsi ci divertiamo come matti, saranno queste e tante altre circostanze messe insieme, ma anche questa volta è tutto esaurito.
Grazie a tutti coloro che partecipano… col sorriso sulle labbra e nel cuore!
😉
Ognuno come può
Abbi gioia.
Giannicola