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Riserva Naturale o Villaggio Turistico?

Riceviamo dall’Arch. Fabio Vallarola e rendiamo noto

Riflessioni in libertà sul nostro amato BORSACCHIO
Sulle due vicende, strettamente collegate, della Riseva Naturale del Borsacchio e della procedura di approvazione del cosiddetto progetto “Maresca”, che la società Bluserena cerca da tempo di avviare sulle aree di proprietà che ricadono all’interno della stessa Riserva, si è registrato un nuovo interessante passaggio. Con uno stringato articolo inserito in una Legge Regionale del 9 Agosto 2006 (per l’esattezza la n. 27: “Disposizioni in materia ambientale”, poi pubblicata sul BURA n° 46 del 30 agosto 2006) si rimanda l’efficacia delle ultime modifiche apportate alla legge istitutiva della Riserva a “dopo l’approvazione, da parte del Consiglio regionale, del nuovo perimetro della Riserva Naturale”.
Con tale passaggio si è voluto da parte della Regione Abruzzo, in qualche modo, attestarsi in una posizione di prudenziale attesa. E’ stata rimandata, infatti, qualunque decisione definitiva, su entrambe le vicende, ad un più approfondito esame della situazione. Questa è la chiave di lettura più logica dell’ultimo provvedimento legislativo!
Si era arrivati ad una situazione di stallo: da un lato la Riserva Naturale del Borsacchio era stata istituita per la protezione di un’area costiera di particolare interesse culturale, naturalistico, sociale ed economico; dall’altro andava avanti la procedura di approvazione di un progetto, della società Bluserena, proprietaria di alcune aree, che avrebbe inciso pesantemente proprio sul tratto di costa che si era ritenuto necessario proteggere.
Il rimpallo di responsabilità sulle decisioni da assumere ha prolungato a dismisura i tempi decisionali. Non è difficile trovare casi analoghi, in particolare nel nostro paese, di procedimenti autorizzativi su interventi edilizi di dimensioni notevoli a scopo turistico, che si siano dilungati negli anni, ma l’iter burocratico di approvazione del progetto della Bluserena ha superato di gran lunga i tempi immaginabili. Tanto sono risultati lunghi che si è giunti, dopo molti anni, a dover interessare la nomina di un Commissario ad acta che ha sostituito l’amministrazione inadempiente.
Il problema vero è che su tale intervento si concentrano tutti i vari aspetti di un dilemma che ha attraversato la nostra civiltà negli ultimi secoli: preferiamo conservare alcune parti del nostro pianeta, come è giunto fino a noi, o scegliamo di sacrificare indistintamente tutto il territorio inseguendo l’obiettivo del solo sviluppo economico? Le formule che si sono cercate nel tempo, e in tutte le parti del mondo, per rispondere a questa domanda, sono state e sono tutt’ora tante. Attualmente la nostra cultura porta ad osservare la problematica sotto un’ottica precisa: quella che da Rio De Janeiro in poi è conosciuta con il nome di Sviluppo Sostenibile.
Per questo termine si trovano oggi una infinità di definizioni ma, in sostanza, tutte riportano all’elemento generico della velocità: Lo sviluppo è sostenibile, cioè, se la risorsa che viene utilizzata, sia essa naturale, culturale, sociale o economica, ha il tempo di ricostituirsi, e quindi restare immutata in quantità e qualità, in misura almeno proporzionale alla velocità con cui la stessa risorsa viene consumata. Si ritiene talvolta, in maniera però meno condivisa, che ci sia ancora una sostenibilità nello sviluppo se la velocità con cui viene consumata interamente la risorsa, consente comunque di trovarne un’altra alternativa. Quest’ultima interpretazione, però, anche se può avere interesse per le risorse economiche, sociali e culturali è assai meno applicabile in molti casi per le risorse naturali che hanno velocità di ricostituzione misurabili in migliaia o milioni di anni.
Qui parliamo di un pezzo di costa abruzzese, uno dei pochissimi rimasti ancora liberi dall’edificazione forsennata che, in soli 50 anni di storia, ha trasformato completamente la costa italiana del mare Adriatico. Questo pezzo di costa rappresenta insieme una risorsa naturale, culturale, sociale ed economica. Per Roseto e i rosetani, per la provincia, la regione e per tutti gli abruzzesi, per l’Italia, per la sua popolazione, per quella europea e mondiale.
Ma anche il Villaggio Turistico della Bluserena è una struttura che per gli stessi territori e le stesse persone può rappresentare una risorsa: economica, sicuramente, sociale, forse, magari anche culturale, ma non certamente naturale! Qui interviene quindi la necessità di valutare quale di queste due risorse si preferisce avere e quale sia la velocità con cui le due risorse verrebbero utilizzate, cosa avviene perché si ricostituiscano o in che tempi se ne può trovare una aternativa.
Chiunque si può immediatamente rendere conto che la risorsa “costa naturale incontaminata” si perde in quasi tutti i suoi aspetti, in maniera quasi irreversibile, nel momento stesso in cui iniziano a lavorare le ruspe che realizzeranno l’intervento della Bluserena. Gli aspetti economici verrebbero però rimpiazzati in brevissimo tempo dal funzionamento del Villaggio Turistico, e in quantità anche maggiori, anche se i beneficiari potrebbero essere differenti. Gli aspetti sociali avrebbero un cambiamento radicale che non è facile valutare se in meglio o in peggio; la risorsa culturale sarebbe rimpiazzata da un altro elemto di vita totalmente differente, assai difficilmente migliore; l’aspetto naturale della risorsa non sarebbe più sostituito.
In una valutazione del tipo Costi-Benefici, forse, nel breve periodo, la scelta di rinunciare ad un pezzo di costa per realizzare un Villaggio Turistico potrebbe essere quella che risulterebbe migliore. Ma abbiamo visto che le due risorse si differiscono per l’aspetto naturale. Un risorsa non più sostituibile, qualunque sia la velocità con cui viene trasformata.
La più opportuna procedura da scegliere, quindi, per confrontare le due opzioni, è all’interno di una Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.).
Questo strumento, infatti, se ben applicato, consente di valutare più opzioni e differenti scelte per intervenire su un luogo. Un intervento edilizio, ad esempio, può essere realizzato alto, largo, lungo, stretto, in più parti, interrato, oppure …. si può anche non realizzarlo affatto. Nella procedura di V.I.A. l’opzione zero, cioè quella che valuta cosa avviene se l’intervento non si realizza affatto, è forse quella che più interessa chi è chiamato a valutare. Anche il non intervento ha infatti il suo impatto, nel bene e nel male.
E chi è chiamato a valutare? La collettività!
Si, proprio così, la procedura di V.I.A. è un sistema voluto dal legislatore, prima europeo e poi italiano ed abruzzese, che prevede una consultazione della popolazione tutta, prima di poter definire o meno la compatibilità ambientale di un intervento. In alcuni posti si fanno pubbliche assemblee, in altri referendum, in alcuni progetti si sono seguite procedure di indagine intervistando i cittadini, e molti altri ancora sono i sistemi della partecipazione. In Italia il recepimento delle direttive europee è stato molto, diciamo così, “interpretato” e la legislazione della Regione Abruzzo ha proseguito sulla stessa linea dello Stato, che non invita molto alla partecipazione ed alla consultazione della popolazione. Tutto quello che si chiede di fare è di depositare un progetto in visione a tutti per consentire di produrre delle osservazioni. Il deposito del progetto viene annu
nciato dandone avviso attraverso manifesti e quotidiani.
Basti pensare che per un’opera gigantesca come il terzo traforo del Gran Sasso fu dato annuncio del deposito del progetto attraverso qualche manifesto e qualche piccolo riquadro sui giornali in cui c’era scritto che si dovevano eseguire opere di miglioramento dei laboratori. Come se fosse previsto l’acquisto di qualche computer. Osservazioni presentate: zero!!!.
Fu quella una tale scorrettezza che la popolazione abruzzese dovette poi mettersi a raccogliere le firme per indire un referendum, secondo quanto previsto dalla Costituzione e dallo Statuto regionale. Esito: la Regione non ammise il quesito referendario!!!.
Ci volle una vera e propria sollevazione popolare e l’errore di uno scenziato canadese, che per una disattenzione inquinò le falde di acqua potabile di mezza provincia di Teramo, dimostrando così a tutti quanto l’opera fosse pericolosa, per fermare le ruspe e le trivelle già pronte a partire.
Tornando alla Riserva Naturale del Borsacchio, c’è da rilevare che la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale è stata avviata. La società Bluserena ha depositato il progetto completo, secondo quanto previsto dalla normativa, con il suo studio di impatto ambientale e le forme di mitigazione previste. Lo studio, però, non contempla ipotesi differenti e, tantomeno, l’opzione zero!. Nulla si dice di quanto accadrebbe se l’intervento non si realizzasse.
E’ stato poi pubblicato l’avviso di deposito su aluni giornali, di cui però, questa volta, qualcuno si è accorto. Alla Regione Abruzzo sono arrivate molte osservazioni, tutte ben motivate e contrarie alla realizzazione di quell’intervento. La popolazione ha partecipato! Istituzionalmente, singolarmente, ma anche sotto forme associative sia organizzate che spontanee. Hanno presentato osservazioni sia Comitati di cittadini di Roseto e non, così come le Istituzioni, tra cui la stessa città di Roseto o la Società Botanica Italiana, ma si sono espresse decisamente contro la realizzazione del progetto, anche associazioni come il World Wildlife Fund, Legambiente, Italia Nostra, la Lega Italiana Protezione Uccelli, Marevivo e altre, tutte associazioni di carattere nazionale ed internazionale, riconosciute come organizzazioni di protezione ambientale dal Ministero dell’Ambiente, che raggiungono tutte insieme una rappresentanza di associati che conta milioni di persone. La collettività ha partecipato!
Da un lato c’è quindi un’impresa che chiede di realizzare un’opera di cui ha depositato il progetto, su terreni propri, e che necessita di una risposta. Questa posizione, tra l’altro, avrà certamente nella collettività rappresentanti che ritengono giusto l’intervento, anche se non si sono espressi al riguardo. Che ritengono insomma importante creare quella risorsa, per quanto esclusivamente economica!.
Dall’altra parte c’è invece una collettività, molto numerosa, ben rappresentata e oggi anche organizzata, che si è fatta sentire più volte nelle sedi più disparate, ma, in particolare, in sede di presentazione delle osservazioni nel procedimento di V.I.A.. Queste persone ritengono assai più importante salvaguardare la risorsa naturale e culturale esistente, ritenendola, tra l’altro, una potenziale risorsa economica e sociale nel momento in cui si riuscisse a far funzionare una qualunque forma di gestione della Riserva Naturale.
La Regione Abruzzo, che deve decidere ora nel merito, guardando tutti gli aspetti coinvolti, ha deciso di prendere una posizione di corretta precauzione. Si tratta della posizione più giusta da assumere, quella della prudenza!
Negli anni ’50-’60 nei confronti dell’ambiente si interveniva a riparare i danni causati dall’uomo sul territorio, negli anni 70’-80’ si è capito che i danni andavano previsti e prevenuti, negli anni ’90 si è chiesto di dimostrare prima che non si sarebbero avuti danni, oggi il principio prudenziale è il più utilizzato: in presenza del dubbio non si interviene.
Alla Valutazione di Impatto Ambientale del progetto Bluserena, insomma, manca l’opzione zero. La Regione Abruzzo vuole sapere cosa accadrebbe, in termini anche socio-economici, se l’opera non si realizzasse. La Riserva Naturale, alternativa al Villaggio Turistico, garantisce la conservazione della risorsa natura e cultura, ma se si è così ciechi da non ritenerlo sufficiente, potrebbe essere anche una alternativa valida come risorsa sociale ed economica?
E’ per dare una risposta a questa domanda che la Legge Regionale del 9 Agosto 2006 ha differito la validità dell’articolo di legge che impediva la realizzazione del Villaggio Turistico a dopo l’avvenuta perimetrazione definitiva della Riserva Naturale, delimitazione da individuare attraverso l’approfondimento necessario del Piano di Assetto Naturalistico che può così approfondire le potenzialità di sviluppo socio-economico dell’area. L’opzione zero, insomma, va sviluppata e approfondita per consentire di decidere con maggiore consapevolezza.
Fino a quella data, quindi, la decisione del Comitato V.I.A. sulla compatibilità o meno dell’intervento della socità Bluserena all’interno della Riserva Naturale del Borsacchio, deve rimanere sospesa. … SI SPERA !!!

Fabio VALLAROLA