Oggi è la giornata che inaugura il COP15 di Copenhagen.
Certo, i potenti della terra sono definiti “potenti” in quanto prendono decisioni importanti per tutti, ma mi chiedo sempre la stessa cosa: “cosa possiamo fare noi“? A tal proposito voglio lasciarti leggere la seguente storia:
OGNUNO PUO’ FARE QUALCOSA
Roger Crawford aveva tutto quello che gli serviva per giocare a tennis, tranne due mani e una gamba. Quando i genitori di Roger videro per la prima volta il loro figlio, videro un neonato con una protuberanza simile a un pollice che si estendeva direttamente dall’avambraccio destro e un pollice e un altro dito che spuntavano dall’avambraccio sinistro. Non aveva palmi. Il bambino aveva braccia e gambe accorciate, sul piede destro rattrappito aveva solo tre dita e la gamba sinistra era avvizzita e in seguito sarebbe stata amputata. Il medico disse che Roger soffriva di ectrodattilia, un raro difetto congenito che colpisce soltanto un neonato su novantamila negli Stati Uniti. Il medico spiegò che Roger probabilmente non sarebbe mai stato in grado di camminare, né di essere autosufficiente. Fortunatamente i genitori di Roger non credettero al medico. “I miei genitori mi hanno sempre insegnato che io ero soltanto handicappato quando volevo esserlo” disse Roger. “Non mi hanno mai consentito di autocommiserarmi o di sfruttare gli altri per via del mio handicap”. Una volta mi trovai in difficoltà a scuola perché consegnavo sempre in ritardo i compiti assegnati per casa.” spiegò Roger, che doveva tenere la penna con entrambe le “mani” per scrivere lentamente. “Chiesi a mio padre di scrivere agli insegnanti per farmi dare una proroga di due giorni per la consegna degli elaborati. Invece papà mi fece cominciare a scriverli due giorni prima!” Il padre lo incoraggiò sempre a praticare sport, insegnando a Roger la tecnica della pallavolo e a giocare football in cortile dopo la scuola. A dodici anni Roger riuscì a guadagnarsi un posto nella squadra di football della scuola. Prima di ogni partita Roger visualizzava il suo sogno segnare una meta. Poi un giorno ne ebbe l’occasione. Il pallone gli piovve in braccio e lui partì più veloce che poteva con la sua gamba artificiale verso la linea di meta, mentre l’allenatore e i compagni lo incitavano a gran voce. Ma a dieci metri dalla meta un avversario lo raggiunse e gli afferrò la caviglia sinistra. Roger cercò di liberare la gamba artificiale, ma questa fini invece per essere strappata via. “Ero ancora in piedi”. rammenta Roger. “Non sapevo cosa fare e così cominciai a saltellare verso la linea di meta. L’arbitro accorse e alzò le braccia. Meta! Sapete, ancora meglio dei sei punti era la faccia dell’altro ragazzo che teneva in mano la mia gamba artificiale.” L’amore di Roger per lo sport crebbe e così la sua fiducia in sé. Ma non tutti gli ostacoli furono rimossi dalla determinazione di Roger. Mangiare alla mensa con gli altri ragazzi che lo guardavano armeggiare maldestramente con il cibo si rivelò molto doloroso per Roger, cosi come i suoi ripetuti fallimenti alle lezioni di dattilografia. “Ho imparato un’ottima lezione a dattilografia” disse Roger. “Non si può fare tutto: è meglio concentrarsi su quello che si sa fare”. Una cosa che Roger sapeva fare era maneggiare una racchetta da tennis. Purtroppo, quando colpiva forte, la sua debole presa di solito la lanciava in aria. Per combinazione, Roger trovò in un negozio di articoli sportivi una racchetta da tennis di strana forma e accidentalmente gli si incastrò il dito nel manico a doppia barra quando la raccolse. Questa presa salda gli consentiva di colpire, effettuare il servizio e la volée come un giocatore normale. Si allenò ogni giorno e ben presto comincio a giocare (e perdere) incontri. Ma Roger tenne duro. Si allenò e si allenò e giocò e giocò. Un’operazione alle due dita della mano sinistra consentì a Roger di afferrare meglio la sua racchetta speciale, migliorando notevolmente il suo gioco. Anche se non aveva modelli a cui ispirarsi, Roger si appassionò al tennis e col tempo cominciò a vincere. Roger passò poi a giocare a tennis all’università, concludendo la sua carriera con ventidue vittorie e undici sconfitte. In seguito divenne il primo tennista handicappato con licenza di istruttore dell’Associazione Tennis degli Stati Uniti. Roger adesso gira per il Paese e tiene conferenze su cosa ci voglia per essere un vincitore, chiunque tu sia. “L’unica differenza tra voi e me è che voi potete vedere il mio handicap ma io non posso vedere il vostro. Tutti noi ne abbiamo uno. Quando mi chiedono come io abbia fatto a superare il mio handicap fisico, rispondo che io non ho superato niente. Ho soltanto imparato quello che non posso fare (come suonare il pianoforte o mangiare con i bastoncini cinesi) e, cosa più importante, ho imparato quello che posso fare. Così faccio quello che posso con tutto il cuore e tutta l’anima.”
Jack Canfield
IL VIDEO
Matthew Childs condivide 9-regole-9 (della sua disciplina sportiva) che posssono aiutarci nella vita quotidiana e capire cosa e come possiamo fare qualcosa noi…
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Ognuno come può!
Abbi Gioia
Giannicola