Tratto dal CORRIERE DELLA SERA del 21 sett 09
Come abusiamo della parola genio! Un bravo avvocato, un bravo medico, un bravo manager, un bravo affarista, un bravo conduttore vengono subito considerati dei «geni». No, il genio non è un uomo più intelligente o più abile degli altri, ma uno che pensa in modo diverso e fa cose che essi non potrebbero mai fare. Alcuni eccellono in un solo campo, per esempio la musica, come Mozart o Beethoven, altri in diversi campi, come Michelangelo, che era scultore, pittore ed architetto. O Leonardo, che si poneva problemi inimmaginabili nella sua epoca, o Galileo, che ha rivoluzionato la fisica e l’astronomia.
I geni militari fanno mosse che agli altri non verrebbero mai in mente perché guardano dove guardano tutti. Napoleone a Tolone con un colpo d’occhio ha visto che spostando l’artiglieria in un luogo diverso, la flotta inglese sarebbe stata sconfitta. Cesare a Fàrsalo ha lanciato un attacco da un punto così imprevedibile che l’esercito nemico è fuggito nel panico. Spesso essi hanno anche una grande versatilità. Napoleone ha riformato i codici e l’urbanistica, Cesare era un bravo ingegnere e un grande scrittore, Alessandro un fondatore di città.
Non sempre queste straordinarie capacità portano ad una personalità armonica. I grandi uomini compiono anche azioni sconcertanti, esagerate, o errori grossolani. Alessandro beveva in modo smodato, Napoleone si è fatto intrappolare a Mosca, Cesare ha licenziato la sua scorta appena prima di essere ucciso. E tutti e tre avevano spaventosi eccitamenti nervosi che sfociavano in crisi epilettiche. Ma è sbagliato associare genio a sregolatezza. La sregolatezza è più frequente nei mediocri che si abbandonano ad eccessi, esagerano per differenziarsi dagli altri, per apparire originali. I veri geni invece sono capaci di progetti a lungo termine, sono estremamente rigorosi e si prendono cura anche dei minimi dettagli perché non sopportano ciò che non è perfetto.
Un’altra caratteristica del genio è che riesce sempre a vedere la soluzione più semplice, più diretta, quella che, successivamente, gli altri troveranno ovvia. Ma che sia ovvia lo vedono solo dopo, prima la ritenevano irrealizzabile, assurda. Il giudizio che soprattutto i colleghi e gli addetti ai lavori danno del genio è perciò quasi sempre sbagliato: prima lo considerano troppo fantasioso, poi banale. E nemmeno il conclamato riconoscimento li rende obbiettivi perché se prima lo deridevano, dopo lo invidiano.
L’errore di confondere la genialità con l’intelligenza (F. Alberoni)
Francesco Alberoni