SINGOLARITÀ e MARKETING

“Leggi fondamentali della stupidità umana” – 1988 (4 di 10) Carlo M. Cipolla

Un intervallo tecnico
A questo punto è necessario chiarire il concetto di stupidità umana e definire la dramatis persona. Gli individui sono caratterizzati da differenti gradi di propensione a socializzare. Ci sono individui per i quali qualsiasi contatto con altri individui è una dolorosa necessità. Essi devono letteralmente sopportare le persone e le persone devono sopportare loro. All’altro estremo dello spettro ci sono individui che non possono assolutamente vivere da soli e sono persino disposti a trascorrere il loro tempo in compagnia di persone che disdegnano, piuttosto che restare soli. Tra questi due estremi vi è una grande varietà di condizioni sebbene la grande maggioranza di persone sia più vicina al tipo che non può sopportare la solitudine piuttosto che al tipo che non ha propensione per i rapporti umani. Aristotele riconobbe questo fatto quando scrisse che «l’uomo è un animale sociale» e la validità della sua affermazione è dimostrata dal fatto che noi ci muoviamo in gruppi sociali, che ci sono più persone sposate che scapoli o nubili, che tanta ricchezza e tempo sono sprecati in esasperanti e noiosi cocktail-parties e che alla parola solitudine viene normalmente attribuita una connotazione negativa. Che uno appartenga al tipo eremita od al tipo mondano, deve comunque trattare con la gente, anche se con diversa intensità. Ogni tanto anche gli eremiti incontrano persone. Inoltre ci si pone sempre in relazione con gli esseri umani anche evitandoli. Ciò che avrei potuto fare per un individuo o per un gruppo, e che non ho fatto, rappresenta un «costo-opportunità» (cioè un guadagno mancato od una perdita) per quella particolare persona o particolare gruppo. La morale della favola è che ognuno di noi ha una sorta di conto corrente con ognuno degli altri. Da qualsiasi azione, o non azione, ognuno di noi trae un guadagno od una perdita, ed allo stesso tempo determina un guadagno od una perdita a qualcun altro. I guadagni e le perdite possono essere opportunamente illustrati da un grafico, e la figura 1 mostra il grafico base utilizzabile per questo scopo.





















fig. 1


Il grafico si riferisce ad un individuo che chiameremo Tizio. L’asse delle X misura il guadagno che Tizio ottiene dalla sua azione. L’asse delle Y mostra il guadagno che un’altra persona, o gruppo di persone, sperimenta a seguito dell’azione di Tizio. Il guadagno può essere positivo, nullo o negativo; un guadagno negativo equivale ad una perdita. L’asse delle X misura i guadagni positivi di Tizio alla destra del punto O, mentre le perdite di Tizio sono indicate alla sinistra del punto O. L’asse Y, rispettivamente sopra e sotto il punto O, misura i guadagni e le perdite della persona, o gruppo di persone, con cui Tizio ha a che fare.
Per rendere chiare le cose, facciamo un esempio ipotetico riferendoci alla figura 1. Tizio compie un’azione nei riguardi di Caio. Se Tizio dalla sua azione ricava un guadagno e Caio dalla stessa azione riporta una perdita, l’azione sarà registrata sul grafico con un segno che apparirà in qualche punto dell’area B. I guadagni e le perdite possono essere registrati sull’asse delle X e delle Y in dollari o franchi o lire, se si vuole, ma si devono includere anche le ricompense e le soddisfazioni psicologiche ed emotive e gli stress psicologici ed emotivi. Questi sono beni (o mali) immateriali e pertanto assai difficili da misurare con parametri oggettivi. L’analisi di tipo costi-benefici può aiutare a risolvere il problema, anche se non completamente, ma non voglio infastidire il lettore con dettagli tecnici: un margine di imprecisione può intaccare la misurazione, ma non intacca l’essenza dell’argomento. Un punto comunque deve essere chiaro. Nel considerare l’azione di Tizio e nel valutare i benefici o le perdite che Tizio ne deriva, si deve tener conto del sistema di valori di Tizio ma per determinare il guadagno o la perdita di Caio è assolutamente indispensabile riferirsi al sistema di valori di Caio e non a quello di Tizio. Troppo spesso si sorvola su questa norma di fair play, e molti guai derivano proprio dal fatto che non viene rispettato questo principio di civile comportamento. Ricorriamo ancora una volta ad un esempio banale. Tizio dà una botta sulla testa a Caio e ne ricava soddisfazione. Tizio può magari sostenere che Caio è felice di aver ricevuto una botta sulla testa. Ma è altamente probabile che Caio non sia della stessa opinione. Anzi Caio potrebbe considerare il colpo sulla sua testa uno spiacevolissimo incidente. Se la botta sulla testa di Caio sia stato un guadagno o una perdita per Caio, tocca a Caio deciderlo e non a Tizio.

Carlo Maria Cipolla

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