Per Oxford il Tetris è terapeutico
Per qualcuno è stato una mania quasi inguaribile. Per altri un passatempo capace di allenare l’ingegno. Oggi gli studiosi di Oxford lo definiscono un modo per lenire i traumi. Parliamo del Tetris, il videogioco anni Ottanta che ha fatto impazzire tutti con i suoi mattoncini colorati in caduta libera.
Nato nel 1985 dall’invenzione del programmatore russo Aleksej Pažitnov mentre lavorava all’Accademia di Scienze di Mosca, il videogioco si arricchisce di linfa nuova. Una ricerca pubblicata sulla rivista Plos One condotto alla Oxford University da Emily Holmes ritiene che I mattoncini del Tetris sono così intrusivi per il cervello da riuscire persino ad indebolire la memoria del trauma.
Lo stress post-traumatico è un disturbo con un impatto fortissimo sulla qualità di vita: l’incubo peggiore di chi è reduce da un’esperienza traumatica sono i flashback, ovvero la mente che, per un semplice stimolo esterno, riporta d’improvviso davanti agli occhi l’evento traumatico, con gli stessi rumori, (per esempio spari o bombardamenti), gli stessi colori, gli stessi odori.
Gli psicologi britannici hanno mostrato dei video molto drammatici a un gruppo di volontari, “somministrando” subito dopo mezz’ora di tetris ad alcuni di loro. Nelle settimane seguenti i ricercatori hanno monitorato il numero di flashback dei volontari: coloro che avevano giocato a Tetris ne soffrivano molto meno. Certo non ritengono che il videogioco possa essere la terapia, ma lo studio può indicare la strada ai ricercatori su come agire sul cervello per evitare che ricordi traumatici si incidano indelebili al suo interno.
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