SINGOLARITÀ e MARKETING

IL DISCORSO DEL CAPO SEATTLE

(dal sito rema2007)

Nel 1845 il governo degli Stati Uniti fece pressione sul Capo Seattle e la sua tribù di nativi americani allo scopo di acquistare i territori del Puget Sound, dove loro vivevano e cacciavano: due milioni di acri e uno stile di vita in cambio di 150/mila dollari e di una riserva entra la quale il governo degli Stati Uniti si impegnava a mantenere la tribù. Capo Seattle rispose con un discorso che dipinge con graffiante efficacia la società urbana degli Stati Uniti nel 1850 e delinea un pauroso ritratto del mondo come lo vediamo oggi. La sua risposta costituisce una delle più alte espressioni di consapevolezza ambientale mai fatte dall’uomo.

«Il Grande Capo di Washington [il presidente degli Stati Uniti] ci manda a dire che desidera comprare la nostra terra. Il Grande Capo ci manda anche parole di amicizia e di buona volontà, e questo è gentile da parte sua, visto che ha ben poco bisogno della nostra amicizia.
Prenderemo in considerazione la proposta perché sappiamo che, se non vendiamo la terra, l’uomo bianco potrebbe prendersela con il fucile.

Come si possono comprare il cielo e il calore della terra? Per noi è un’idea strana. se non possediamo la freschezza dell’aria e lo scintillio dell’acqua, come possiamo acquistarli?
I morti dell’uomo bianco dimenticano la terra dove sono nati quando vanno a camminare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai questa magnifica terra, perché essa è parte dell’uomo rosso.
Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono le nostre sorelle; il cervo, il cavallo, la grande aquila… questi sono i nostri fratelli. Le creste rocciose, gli umori dei prati, il calore dei pony e l’uomo… appartengono tutti alla medesima famiglia.
Così, quando il Grande Capo di Washington manda a dire che vuole comprare la nostra terra, chiede molto… perché questa terra ci è sacra. Qui e ora faccio di questa la prima condizione… che non ci venga negato il privilegio di recarci a visitare, indisturbati, le tombe degli antenati, degli amici e dei figli.
L’acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non è semplice acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra, dovete ricordare che è sacra, dovete insegnare ai vostri figli che è sacra e che ogni pallido riflesso nell’acqua limpida dei suoi laghi racconta gli eventi e le memorie della vita della mia gente. Il mormorio dell’acqua è la voce di mio padre.
I fiumi sono nostri fratelli; essi spengono la nostra sete. I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri bambini. Se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli… e vostri; dovete quindi trattare i fiumi con la gentilezza che avreste per un fratello.

Le ceneri di nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono suolo consacrato e allo stesso modo sono sacre queste colline, questi alberi, questa porzione di terra.
Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce il nostro modo di sentire. Per lui un pezzo di terra è uguale all’altro, perché è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra quello di cui ha bisogno. La terra non è suo fratello, ma il suo nemico e, dopo averla conquistata, la abbandona.
L’uomo bianco si lascia dietro le tombe dei suoi padri e non se ne cura. Ruba la terra ai suoi figli e non se ne cura. La tomba del padre e il diritto di nascita del figlio vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, alla stregua di cose da comprare, saccheggiare e vendere, come pecore e perline luccicanti. La sua fame divora la terra e la rende un deserto. Io non so. Il nostro modo di sentire è diverso dal vostro. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma, forse, l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.
Nelle città dell’uomo bianco non c’è un posto tranquillo, un posto dove ascoltare le foglie che si dischiudono in primavera e il frinire delle ali di un insetto.
Ma, forse, è perché sono un selvaggio e non capisco.
Il frastuono delle vostre città ferisce le nostre orecchie.
… I pellerossa preferiscono il soffice sospiro del vento sulla superficie dello stagno e l’odore di quel vento, lavato dalla pioggia di mezzogiorno o profumato dalla resina dei pini.
Per l’uomo rosso l’aria è preziosa, perché tutte le cose dividono il medesimo respiro; l’animale, l’albero, l’uomo… dividono tutti lo stesso respiro. L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira. Come l’uomo che agonizza, non si accorge del proprio fetore.
Ma se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare che per noi l’aria è preziosa, che lo spirito dell’aria è lo stesso della vita che essa sostiene. Il vento che ha dato a mio nonno il primo respiro ha accolto anche il suo ultimo sospiro.
E se vi vendiamo la nostra terra, dovete mantenerla separata e sacra, un posto dove persino l’uomo bianco possa assaporare la brezza addolcita dalla fragranze dei fiori… L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco nessun altro modo di vivere. Ho visto i bufali marcire a migliaia nelle praterie, uccisi dall’uomo bianco che passava sul treno. Io sono un selvaggio e non capisco come il cavallo di ferro fumante possa essere più importante del bufalo che noi uccidiamo solo per sopravvivere.

Cos’è l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l’uomo morirebbe di una grande solitudine dello spirito. Perché tutto quello che accade agli animali presto accadrà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.
Dovete insegnare ai vostri bambini che il terreno sul quale camminano è formato dalle ceneri dei vostri nonni. Affinché rispettino la terra, dite loro che è ricca delle vite della vostra gente. Insegnate ai vostri bambini quel che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è la nostra madre. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su loro stessi.
Questo noi lo sappiamo: non è la terra che appartiene all’uomo, ma l’uomo alla terra. Questo lo sappiamo.
Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce i membri di una stessa famiglia. Tutte le cose sono collegate. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. L’uomo non tesse la sua trama della vita, ne è semplicemente uno dei fili. Qualsiasi cosa fa alla tela, la fa a se stesso.
Ma noi prenderemo in seria considerazione l’offerta di andare nella riserva che avete pronta per la mia gente. Vivremo separati e in pace. Ha poca importanza dove trascorrere i giorni che ci restano: non sono molti. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno conosciuto la vergogna, e da dopo la sconfitta trascorrono le giornate nella pigrizia, ubriacandosi. Ancora qualche ora, ancora qualche inverno e nessuno dei bambini delle grandi tribù, che un tempo abitavano questa vasta terra e che ora si aggirano in piccole bande fra i boschi, sarà lasciato a piangere sulle
tombe di una gente una volta potente e piena di speranza come la nostra.
Ma perché dovrei addolorarmi per la scomparsa della mia gente? Le tribù sono fatte di individui, e non sono di loro migliori. Gli uomini vengono e vanno, come onde del mare. E’ l’ordine della natura. Perfino l’uomo bianco, che ha parlato e camminato a fianco del suo Dio come amico, non può essere esentato da questo destino.
Potremmo essere fratelli, dopotutto. Staremo a vedere.
Una cosa sappiamo, che forse un giorno l’uomo bianco scoprirà… il nostro Dio è lo stesso Dio. Ora voi pensate di possederlo, come possedete la nostra terra, ma non potete. Egli è il Dio degli uomini, e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso e per l’uomo bianco. Questa terra gli è preziosa e offendere la terra significa mancare di rispetto al suo Creatore.
Anche i bianchi passeranno; forse prima di tutte le altre tribù. Contamina il suo letto e una notte soffocherai nei tuoi stessi rifiuti. Ma nel vostro perire, scintillerete vivamente, infiammati dalla forza del Dio che vi ha portati qui e, per qualche speciale motivo, vi ha dato dominio su questa terra e sull’uomo rosso. Un destino che ci è misterioso, perché non comprendiamo tutti i bufali uccisi, i cavalli selvaggi domati, gli angoli segreti delle foreste pieni dell’odore di molti uomini e il profilo delle fertili colline deturpato dai fili parlanti.
Dov’è il boschetto? Sparito.
Dov’è l’aquila? Sparita.
La fine della vita è l’inizio della sopravvivenza. Quando l’ultimo uomo rosso se ne sarà andato dalla faccia della terra, quando la sua memoria fra gli uomini bianchi sarà diventata un mito, queste riserve brulicheranno dagli invisibili morti della mia tribù. Loro amano questa terra come un neonato ama il battito del cuore della madre.
L’uomo bianco non sarà mai solo. Fate che sia giusto e gentile nel trattare la mia gente, perché i morti non sono privi di potere.
Morti ho detto? La morte non esiste. Solo un cambiamento di mondi!
Se vi vendiamo la nostra terra, amatela come noi l’abbiamo amata. Curatela come noi l’abbiamo curata. Conservate nella mente il ricordo di questa terra, così com’è, quando la prenderete.
E con tutta la votra forza, con tutta la vostra mente, con tutto il vostro cuore, preservatela per i vostri bambini e amatela… come Dio ama noi. Una cosa sappiamo: il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra Gli è preziosa
».