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Chi è l'autore del Paradiso e dell'Inferno?

Cos’è il paradiso?
Secondo l’immaginario collettivo religioso è il luogo che spetta al fedele il quale avrebbe dovuto mostrare di meritarselo in vita.
Il cielo è il fine ultimo dell’uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva.È interessante ricordare che l’accezione attuale di “paradiso”, che oggi è inteso come “i Cieli” o comunque luogo di piacere finale, deriva dal tardo latino paradisus, ovvero dalla parola greca παραδεισος (paràdeisos) usata nella Bibbia dei Settanta per indicare il giardino dell’Eden ma che altro non è che la parafrasi dell’antico iranico pairidaeza (=recinto, giardino del signore) da pairi “intorno” e daēza “muro”.Trattasi di un termine usato prevalentemente nella tradizione cristiana, ma non è esclusivo del cristianesimo. Ma, visto che attualmente si discute molto sul fatto che noi europei abbiamo in comune le radici giudaico-cristiane riportiamo un bellissimo passaggio da Matteo 25, 34-40:31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 353637 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.Volendo traslare il concetto (che, pur essendo di natura prettamente religiosa, può benissimo essere inteso anche in senso laico) al nostro vissuto quotidiano ci potremmo chiedere:com’è il nostro paradiso o il nostro inferno?
In quel costante quotidiano altalenarsi di brutto/bello, positivo/negativo, buono/cattivo ecc. della nostra vita… come viviamo il nostro paradiso (o inferno)?
Quando, dove e con chi lo percepiamo?
orse un quadro, una bella foto o un bel film o una bella musica (classica?) ci possono portare per mano e lasciarci immaginare… ma, soprattutto, che cosa facciamo per meritarcelo? O cosa possiamo fare per meritarcelo?
Perché dovremmo farlo?
Vogliamo stare nel giardino profumato o nello scantinato putrido?

Lascio il blu accademico col quale Giancarlo ha ottimamente introdotto questo tema (di cui si parlava ieri al telefono) e raccolgo il testimone per la mia conclusione. Da dove è partita la corsa? Dal sempre più interessante blogil Faro” sul quale si legge: “Un uomo, il suo cavallo ed il suo cane camminavano lungo una strada. Mentre passavano vicino ad un albero gigantesco, un fulmine li colpì, uccidendoli all’istante.
Ma il viandante non si accorse di aver lasciato questo mondo e continuò a camminare, accompagnato dai suoi animali. A volte, i morti impiegano qualche tempo per rendersi conto della loro nuova condizione…”

Se vuoi conoscere come finisce l’interessante storia continua la lettura su “il Faro”. E allora, mi sono chiesto: c’è bisogno di aspettare la morte per fare esperienze simili?
E se ci provassimo in vita?
Si può fare!
(Sono consapevole di essere in… minoranza!!!)
Ma si può fare dando il giusto significato al cosa cercare.
E cosa cerchi tu lo sai solo tu.
Il fatto è che non sfruttiamo neanche il 10% del nostro potenziale!
Possiamo provare insieme a farci delle domande, però:
1) Cosa governa, per noi, l’idea di Paradiso e/o Inferno?
2) Come lo immaginiamo nella nostra mente?
3) Quali sentimenti determinano il nostro Paradiso o inferno?
4) Vuoi vedere che il nostro Paradiso quotidiano o Inferno quotidiano lo creiamo noi?
5) Dove ha origine questa idea dentro di noi? (questa è la domanda, più che dove andremo a finire: se sotto o se sopra!)
6) Un’altra domanda è: sai di avere gli arnesi dentro di te per trasformare l’Inferno in Paradiso?
7) Per concludere: apprezzi quello che hai?

7 è la decima parte di 70!
😉

Ognuno come può.
Abbi gioia
Giannicola
Giancarlo Alberti