“Nessuno si trova tra le mani una vita che vale sicuramente la pena di essere vissuta: per renderla tale deve lavorarci su“. Anonimo
Non posso pensare che il buon Dio abbia dato un’anima a tutte le creature viventi e ancor meno posso pensare che abbia “regalato” un’anima agli esseri umani! Da buon leader e da ispirato manager… può concedere un’occasione “da sballo” (a chi la sa cogliere) ma non può garantire il risultato!
E no, quello te lo devi meritare.
Lo devi costruire, lo devi curare quotidianamente.
Se poi guardi bene, ti metti alla ricerca e trovi molti che sembrano proprio non avere un’anima, viene da credere che non esista neanche il Creatore…Ma questo pensiero voglio escluderlo in partenza e vedo la cosa in questo modo che mi avvio ad illustrare.
Alla base della PNL c’è un concetto che mi piace molto come convinzione di fondo per l’uomo: tutti hanno le capacità per ottenere il meglio da se stessi.
Tocca a te, e solo a te, tirarle fuori.
Ora, per andare avanti con ordine, voglio spiegare due concetti ai quali mi riferisco e che mi aiuteranno nel farmi capire meglio.
Il primo è, cosa significa la parola “ANIMA”.
Andiamo a chiedere a chi ci può aiutare.
Fatto! Ecco cosa dice WIKIPEDIA al riguardo: in latino anima indica propriamente ciò che spira, il soffio, il vento, e anche l’elemento aria. Da questo significato passa a quello di “respiro”, nel senso dell’aria che si aspira, e per traslato indica la vitalità primordiale, animale, basata appunto sull’atto del respirare.
Fin qui siamo d’accordo se a tutti (almeno a quelli che sono vivi) viene conferita questa capacità di sopravvivere. Allora possiamo dire, senza ombra di dubbio, che tutti hanno un anima.
Il secondo, è un pensiero che va oltre quello che si vede ed è assolutamente discutibile, dal momento che lo dico io. Il pensiero è questo: non credo che il buon Dio sia così poco prudente da regalare a tutti un’anima sviluppata e pronta all’uso, chiavi in mano, insomma! Credo, anzi, che dia un chicco, un germe, un embrione che ognuno porterà a compimento come meglio può e a seconda dell’ombra d’Edera sotto la quale si viene su.
E mo’ che c’entra l’Edera?Sono pazzerello? Forse sì, ma per i meno attenti ai riferimenti evocativi ricordo che l’EDERA è simbolo di gioia sacra che porta all’unione con le parti più profonde di se stessi e suggerisce lo stimolo improrogabile alla ricerca della propria anima, della propria verità che è propria di ognuno e per ognuno diversa. È un’ottima compagna per chi vuole intraprendere un cammino di conoscenza interiore, di chi sente di non avere più una direzione nella vita e non può rimandare oltre l’inizio di un rinnovamento.
Ma perché ha queste qualità? Da dove le derivano tutte queste virtù?
L’edera era la pianta sacra a Dioniso. Si diceva che gli fosse divenuta cara perché con le sue foglie gli aveva fatto ombra quand’era bambino. L’edera è simbolo di fedeltà. Secondo una leggenda che riporta all’ambiente dionisiaco l’edera era il risultato di una metamorfosi voluto da Dioniso per impedire la morte di un suo fedele, un giovinetto di nome Cisso, il quale si esibiva nelle feste in suo onore con salti e acrobazie spericolate.
Allora, se l’anima è una potenzialità, è un’occasione che ci viene concessa, spetta a noi darle seguito con azioni che portino a risultati. A compimento. Quale? Mbè, ognuno avrà il suo e mi auguro che ognuno lo sappia o almeno lo cerchi. Ma se si capisce questo passaggio semplice mi viene una domanda: chi la ferma più? L’anima inizia una nuova vita, velocissima e leggera. Sfreccia verso l’orizzonte, verso il punto che si è assegnata senza confusione e senza fare chiasso: vola, si eleva!
Nessuno sceglie di essere alto o basso, magro o grasso, biondo o bruno ma qualcosa possiamo veramente fare per noi stessi: elevare i nostri pensieri, elevare il nostro livello interiore. Ripeto, ognuno come può…
E allora “DIVERSI DA CHI?” è solo una riflessione sulla riflessione riguardo quello che potremmo fare, che vorremmo fare ma non facciamo, disperdendo quel dono, quel patrimonio che ci è stato concesso ma che non sfruttiamo al meglio delle nostre possibilità.
“Nessuno si trova tra le mani una vita che vale sicuramente la pena di essere vissuta: per renderla tale deve lavorarci su“.
Il cambiamento personale è facile se è sicuro e se si ha la visione chiara di cosa si vuole, di dove si è diretti e di come raggiungerlo.
Spesso mi capita di ascoltare risposte che non fanno onore a chi le pronuncia. Sento dire “è difficile”, “mi piacerebbe”, “sì, ma…” e tante scuse tra quello che piacerebbe fare e quello che poi realmente si fa. E’ vero che ognuno può dire quello che vuole e affermare le più belle teorie che si possano raccontare ma un’altra cosa è l’azione. Attraverso numerose esperienze personali anche tra i “sapienti” (tra i migliori formatori che ho avuto il piacere e l’occasione di conoscere) trovo queste incongruenze.
Tanti GURU (ma spesso solo loro si considerano tali) sono affascinanti quando li conosci ma quando condividi o provi a condividere qualcosa insieme a loro allora ti accorgi che sono come tutti gli altri: grandi esperti di belle parole e interessantissimi concetti, ma interpreti meravigliosi della loro incapacità di dare seguito alle parole pronunciate e sostituite con imbarazzanti e lunghi silenzi… In molti hanno questo tipo di atteggiamento: le cose mie sono le mie e non si tratta, sulle tue impegniamoci a trovare un equo compromesso! Quando si auto-celebrano e sono pieni di sé capisci che la lezione del NUMERO UNO è, una volta ancora, la lezione delle parole e non dei fatti.
E allora, e lo dico con un sorriso, DIVERSI DA CHI?
E capisci che l’ombra dell’Edera non ripara più e “La delusione della maturità segue l’illusione della gioventù”.
Per concludere ed integrare le parole del Primo C
onte di Beaconsfield (Benjamin Disraeli — Londra, 21 dicembre 1804 – Londra, 19 aprile 1881 — Primo Ministro del Regno Unito due volte, uomo di stato e scrittore inglese), trovo che in parte la conoscenza sia solo una questione di tempo e di memoria. Si va da uno stato nel quale non si sa qualcosa ad un altro nel quale si è acquisita quella informazione e i passi sono:
onte di Beaconsfield (Benjamin Disraeli — Londra, 21 dicembre 1804 – Londra, 19 aprile 1881 — Primo Ministro del Regno Unito due volte, uomo di stato e scrittore inglese), trovo che in parte la conoscenza sia solo una questione di tempo e di memoria. Si va da uno stato nel quale non si sa qualcosa ad un altro nel quale si è acquisita quella informazione e i passi sono:
1)FEDE, nelle parole di qualcuno che crediamo ne sappia più di noi;
2)DUBBIO, quando iniziamo a capire cosa vogliamo e capiamo che chi ci suggerisce cosa fare non è attento a valutare cosa realmente cerchiamo noi;
3)FIDUCIA, in quelle che sono le nostre capacità, i nostri obiettivi e il senso della vita che vogliamo vivere e che nessuno ci può trasferire la sua esperienza; e se ci aggiungi a questi passaggi l’inconoscibilità che puoi solo sperimentare in modo unico e individuale e solo verificandola dentro di te, puoi aggiungere al trittico appena nominato una qualità essenziale che potrà consentire un salto di livello alla tua esistenza; non puoi immaginare la differenza che crei nel tuo livello di energia interiore.
Sai qual è?
Te la presento: 4)la CONSAPEVOLEZZA.
Non importa più che decisione prendi riguardo ad una scelta di vita personale o professionale perché, in ogni caso, avrai imparato a trasformare la tua percezione dell’esperienza nella vita che vuoi veramente vivere.
“Nessuno si trova tra le mani una vita che vale sicuramente la pena di essere vissuta: per renderla tale deve lavorarci su“.
Ti lascio con una domanda, un dubbio (che è il nodo centrale del cammino tra il non sapere usare e usare appieno la propria potenzialità): ma Maestri si nasce… o si diventa?
Abbi gioia.
Giannicola