Ricevo da Fabio Vallarola e rendo noto. STORIA
Le mire coloniali della Cina sul Tibet sono una costante nella storia, che non varia con i regimi politici: l’indipendenza di Lhasa non viene accettata neanche dalla Cina repubblicana che dopo il 1911 succede brevemente alle dinastie imperiali. Il 13mo Dalai Lama, predecessore dell’attuale, nel 1931 lancia un ammonimento: ‘Dobbiamo essere pronti a difenderci altrimenti le nostre tradizioni spirituali e culturali saranno sradicate. Perfino i nomi dei Dalai e Panchen Lama saranno cancellati. I monasteri verranno saccheggiati e distrutti, monaci e monache uccisi o scacciati, diventeremo schiavi dei nostri conquistatori, ridotti a vagabondare senza speranza come mendicanti’. Appena un anno dopo la rivoluzione comunista, Mao Zedong si affretta ad avverare quella profezia. Già il 1º gennaio 1950 Radio Pechino annuncia per il Tibet l’imminente ‘liberazione dal giogo dell’imperialismo britannico’ (la limitata influenza britannica in realtà era finita con la seconda guerra mondiale e l’indipendenza dell’India).
L’Europa tratta l’invasione come una questione interna cinese, l’America già impegnata a difendere la Corea non osa sfidare Mao. Nel 1954 il Dalai e il Panchen Lama invitati a Pechino da Mao vengono sedotti dal leader comunista, che solo alla fine del loro soggiorno getta la maschera accusando il buddismo di essere un ‘veleno’. Tornati in patria i due giovani leader religiosi scoprono che lontano da Lhasa, nelle provincie di Amdo e Kham, le milizie comuniste hanno già cominciato a svuotare i monasteri. Repressione e arresti di massa scatenano nel 1955 le prime fiammate di insurrezione armata, a cui partecipano i monaci buddisti. A quel punto l’America ha combattuto direttamente contro i cinesi in Corea, e la Cia viene incaricata di addestrare la resistenza tibetana (l’aiuto verrà interrotto da Richard Nixon e Henry Kissinger nel 1971 dopo il disgelo con Mao). Nel 1956 Pechino scatena una delle sue offensive più sanguinose, con 150.000 soldati e bombardamenti a tappeto. Nel 1959, quando il Dalai Lama in pericolo di vita fugge in esilio in India, la repressione cinese ha fatto 65.000 vittime, altri 70.000 tibetani sono deportati nei campi di lavoro (laogai) e 80.000 hanno attraversato il confine indiano o nepalese per finire negli accampamenti di profughi. Il peggio deve ancora venire. Proprio nel 1965, quando il Tibet viene annesso definitivamente come ‘regione autonoma’, diventa uno degli esperimenti estremi della Rivoluzione culturale. Il fanatismo radicale delle Guardie rosse aizzate da Mao devasta uno dei più ricchi patrimoni artistici e archeologici dell’umanità. Molto prima dei talebani in Afghanistan o di Pol Pot in Cambogia, i comunisti cinesi decidono di annientare tutto ciò che ricorda la religione: castelli e statue, dipinti e libri antichi vengono distrutti. Su seimila templi e monasteri censiti prima del 1959 non ne resta intatto neanche uno nel 1976, dopo dieci anni di Rivoluzione culturale. Stremati anche dalle carestie, i tibetani non perdono però la volontà di resistenza. Basta un allentamento del controllo, quando nel 1980 il riformista Hu Yaobang diventa il numero uno in Cina, e le insurrezioni tornano a moltiplicarsi negli anni 80. Finché Pechino manda a commissariare il Tibet un giovane burocrate in ascesa, Hu Jintao: l’attuale presidente della Cina. L’8 marzo 1989 Hu dichiara la legge marziale in Tibet e scatena un’altra repressione sanguinosa. È la prova generale del massacro di Piazza Tienanmen.
Dopo di allora la normalizzazione ha imboccato un’altra strada, quella della ricchezza capitalistica che affluisce insieme con la colonizzazione Han (etnia cinese). Qualche segno di ammorbidimento c’è stato: il buddismo delle lamasterie viene tollerato, il pellegrinaggio a Lhasa è perfino diventato di moda tra i figli della nuova borghesia rampante di Pechino e Shanghai. Il Dalai Lama (premio Nobel per la pace nel 1989) ha da tempo abbandonato l’obiettivo dell’indipendenza, si accontenterebbe di un’autonomia che preservi la cultura del suo popolo. La Cina continua a rifiutare di riconoscerlo.
Malgrado la figura del Dalai Lama sia secolare e rappresenti un caposaldo per tutta la cultura buddhista tibetana, la Cina ha deciso di arrogarsi il diritto di nominare in futuro le nuove reincarnazioni di questa importante carica religiosa, prerogativa che spetta invece a soli lama tibetani.
Il primo passo da parte dei cinesi è stato compiuto nel 1995 quando rapirono la reincarnazione del Panchen Lama, identificato dal Dalai Lama nella persona di Gedhun Choekyi, per sostituirlo con un usurpatore nominato da loro stessi. Dal 1995 non si hanno più notizie né del Panchen Lama, né della sua famiglia, che ufficialmente sono posti sotto la ‘tutela protettiva’ del governo cinese.
Nel settembre 2007, la Cina ha addirittura affermato che tutti gli alti monaci tibetani dovranno essere nominati dal loro governo, e che in futuro questi dovranno eleggere il 15° Dalai Lama, sotto la supervisione del loro Panchen Lama.
[Wikipedia]
ATTUALITA’
Dal 13 marzo 2008 in Tibet sta divampando una forte protesta contro la politica del governo centrale cinese; numerosi monaci sono stati arrestati. Il governo cinese ha
accusato il Dalai Lama di fomentare gli scontri che stanno divampando in tutto il paese. Secondo fonti tibetane in esilio i morti dovuti agli scontri durante le proteste sarebbero più di 100. Il 16 marzo il governo di Pechino ha oscurato YouTube d ha espulso dal Paese la stampa estera e i turisti stranieri venendo così accusato di voler nascondere alla popolazione cinese la cruenta situazione in corso in Tibet. Intanto in Europa divampa la protesta. Sempre il 16 marzo, a L’Aiain Olanda, è stata assaltata l’ambasciata cinese. I manifestanti chiedono la liberazione del Tibet e il boicottaggio della XXIX Olimpiade che si svolgerà proprio in Cina. Alle 24 del 17 marzo 2008, è scaduto l’ultimatum del Governo Cinese ai manifestanti di consegnarsi alla polizia. Mentre il Governo Tibetano in Esilio parla di centinaia di vittime, il Governo Cinese, dichiara che i morti durante gli scontri sarebbero stati complessivamente 13.
In risposta ai media occidentali, è stato creato il sito www.anti-cnn.com, che raccoglie un elenco di screen-shots della CNN qualificati come falsità, in quanto i fatti di violenza mostrati sarebbero avvenuti in Nepal o India a giudicare dalle divise e dalla fisionomia dei poliziotti, ma verrebbero attribuiti al Tibet dai giornalisti della CNN.
[Wikipedia]
IL XIV DALAI LAMA
Il Dalai Lama nasce il 6 luglio 1935, da famiglia contadina, in un piccolo villaggio nel nord-est del Tibet. Nel 1940, a soli due anni, viene riconosciuto ufficialmente quale reincarnazione del suo predecessore, il 13° Dalai Lama. Da quel momento è investito dell’autorità di capo spirituale e temporale. Dalai Lama è un titolo attribuito dai sovrani mongoli ed è una parola che significa ‘Oceano di Saggezza‘. I Dalai Lama sono le manifestazioni del bodhisattva della Compassione. I bodhisattva sono esseri illuminati che hanno rimandato il loro nirvana per scegliere di rinascere in modo da poter servire l’umanità.
I suoi studi accademici iniziarono a sei anni e si conclusero a venticinque, con i tradizionali esami-dibattito che gli valsero il titolo di ‘ghesce lharampa’ (traducibile come ‘Dottorato di filosofia buddhista’).
Nel 1950, a soli quindici anni, assunse i pieni poteri politici del suo paese -capo di stato e di governo, mentre il Tibet stava faticosamente trattando con la Cina per impedire l’invasione del proprio territorio. Nel 1959 falliscono tutti i tentativi di far rispettare alla Cina (che nel frattempo si era arbitrariamente annessa una parte del Tibet) gli impegni di un trattato che prevedeva l’autonomia e il rispetto religioso dei tibetani. Nel 1954 si e’ recato a Pechino per intraprendere colloqui di pace con Mao-Tse-tung e con altri leaders cinesi, incluso Deng Xiaoping. Ma alla fine, nel 1959, con la brutale repressione dell’Insurrezione Nazionale Tibetana a Lhasa, da parte dell’esercito cinese, il Dalai Lama fu costretto all’esilio.
In seguito alla minacciosa occupazione dei cinesi, infatti, costretto a lasciare Lhasa clandestinamente e a chiedere asilo politico all’India. Da allora l’esodo continuo dei tibetani dal proprio paese ha rappresentato un’emergenza internazionale spesso ignorata.
Dal 1960, quindi, la guida spirituale del popolo tibetano è costretto a vivere a Dharamsala, un piccolo villaggio sul lato indiano delle montagne himalayane, sede del governo tibetano in esilio. In tutti questi anni si è dedicato a difendere i diritti del suo popolo contro la dittatura cinese, in modo nonviolento ma deciso e chiedendo aiuto a tutti gli organismi democratici internazionali. Nello stesso tempo il Dalai Lama non ha mai smesso di dare insegnamenti e iniziazioni in varie parti del mondo e di fare appello alla responsabilità individuale e collettiva per un mondo migliore.
Nel 1989 è stato insignito del Premio Nobel per la Pace.
Uomo di dottrina, uomo di pace e portavoce di una più estesa comprensione tra i popoli e religioni, ha ricevuto anche numerose lauree honoris causa e riconoscimenti internazionali.
Nel Gennaio del 1992 Sua Santità ha dichiarato in un comunicato che quando il Tibet otterrà di nuovo la sua indipendenza egli abbandonerà la sua autorità politica e storica per vivere come un privato cittadino.
Nel 1987 ha proposto un ‘Patto di Pace in Cinque Punti’, come primo passo per una soluzione pacifica al peggioramento della situazione in Tibet. La proposta parte dall’auspicio che il Tibet divenga una zona di pace nel cuore dell’Asia dove tutti gli esseri viventi possano esistere in armonia e dove l’ambiente possa prosperare. Sino ad oggi, la Cina non ha risposto positivamente a nessuna di queste proproste.
Per le sue doti di intelligenza disarmante, comprensione e profondo pacifismo, il Dalai Lama è uno dei più rispettati leader spirituali viventi. Nel corso dei suoi viaggi, ovunque si trovi, egli supera ogni barriera religiosa, nazionale e politica, toccando il cuore degli uomini con l’autenticità dei suoi sentimenti di pace e di amore, di cui si fa instancabile messaggero.
[Biografieonline.it]
GIOCHI OLIMPICI – PECHINO 2008
La procedura di assegnazione prevede che a circa 10 anni dalla data delle competizioni si presentino davanti al CIO (Comitato Olimpico Internazionale) le città candidate, rappresentate dai comitati promotori, sottoponendo il loro programma sportivo e infrastrutturale e ponendolo al vaglio e allo studio del CIO.
Dopo la votazione si passa alla firma di un contratto piuttosto complesso, in cui è previsto, tra l’altro, che i governi nazionali firmatari garantiscano che una percentuale degli incassi (i quali incassi solitamente vanno ad incrementare il PIL del +10% e oltre) andranno al CIO e che questi non sarà coinvolto in eventuali passivi dell’organizzazione, che ovviamente saranno accollati al settore pubblico nazionale, visto che i comitati organizzatori sono de facto ‘casse vuote’.
[Wikipedia]
I Giochi Olimpici estivi 2008, ufficialmente chiamati Giochi della XXIX Olimpiade, si svolgeranno a Pchino dal 08/08/08 al 27/08/08. Per la terza volta dopo Tokio 1964 e Seoul 1988, i Giochi Olimipici Estivi verranno svolti in Asia.
[Wikipedia]
A questo proposito vi prego di guardare questo filmato:
http://www.youtube.com/watch?v=GkkDvAaTHJA&eurl=http://pechino2008.blogosfere.it/
e di diffondere questo simbolo:
http://www.racontezvosreves.com/images/reporters_sans_frontieres_pekin2008.jpg
Vi prego di diffondere questo messaggio ai vostri amici per poter diffondere un messaggio di solidarietà e pace nei confronti di un popolo stanco dei sopprusi di un regime dittatoriale e per una trasparenza maggiore, per avere INFORMAZIONE.