Ricevo questo capolavoro da Luca Maggitti (www.roseto.com) e, ringraziandolo, rendo noto.
Dedicato a tutti quei manager che fanno i fenomeni e spesso non coniugano il congiuntivo.
Certo, però spingersi fino a questo …
Luca Luciani, classe 1968, SuperDirigente TELECOM.
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(Interessanti i commenti di chi ha visto il video…)
Vorrei sapere quando ha pontificato di Alessandro (Manzoni, Magno) che s’è inventato.
Però bellino è bellino…
Perchè, perchè, perchè, perchè, perchè…
Luchino
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Battaglia di Waterloo
(Da Wikipedia, l’enciclopedia libera)
La battaglia di Waterloo si svolse il 18 giugno 1815 fra le truppe napoleoniche e gli eserciti della settima coalizione (Regno Unito, Austria, Russia, Prussia, Paesi Bassi, Svezia, Regno di Sardegna e alcuni stati tedeschi). Fu l’ultima battaglia di Napoleone Bonaparte e segnò la sua definitiva sconfitta. È stata una delle più cruente battaglie del XIX secolo, superata solo dalla battaglia di Solferino della seconda guerra di indipendenza italiana.
Durò complessivamente otto ore, nelle quali morirono oltre 48.000 soldati. Napoleone voleva attaccare le forze alleate alle sette del mattino, bombardandole con l’artiglieria ma, dato che era piovuto a dirotto tutta la notte e il giorno precedente, non riuscì a muovere i cannoni prima di mezzogiorno. Gli scontri avvennero fra le fattorie e i campi della cittadina belga di Waterloo, dove il Duca di Wellington aveva stabilito il suo quartier generale. Napoleone era sicuro di vincere, anche se non poteva contare più sul suo geniale collaboratore, il Maresciallo Berthier morto il 1 giugno 1815,[1] e sul Maresciallo Davout, eroe della battaglia di Auerstedt, che aveva inviato a Parigi quale ministro della guerra e comandante della piazza per affrontare lì un eventuale attacco della formidabile armata alleata ed evitare la possibile caduta della città.
Sin dai primi attacchi però gli inglesi si rivelarono un avversario difficile da battere, e ben presto colonne prussiane apparvero in lontananza sulla destra dei francesi. La strategia di Napoleone era stata infatti quella di dividere i suoi avversari e affrontarli separatamente. L’imperatore francese infatti, prima di arrivare a Waterloo, aveva tentato in tutti i modi di evitare che la superstite armata di Blücher si congiungesse con gli inglesi e i loro alleati sul campo di Waterloo e per questo aveva dispiegato le truppe del Maresciallo Grouchy perché lo intercettasse e lo impegnasse tenendolo lontano dal teatro d’azione principale.
Ma sin dalle prime ore del pomeriggio i francesi dovettero invece combattere anche con le colonne prussiane che arrivavano una dopo l’altra dalla destra, esaurendo le riserve francesi che altrimenti avrebbero potuto essere rovesciate su Wellington. Blücher era infatti riuscito a precedere, in una corsa verso Waterloo, il suo antagonista francese Grouchy, la cui responsabilità in proposito, nonostante gli ordini non chiari di Napoleone, è riconosciuta da tutti gli storici. L’ultimo attacco francese, disperato, fu sferrato dalla “Vecchia Guardia” contro quanto rimaneva delle forze di Wellington, ma fallì. Nello stesso momento i francesi non poterono più contenere l’esercito prussiano sulla destra e la rotta divenne generale.
La battaglia non si concluse con l’immediato arrivo dei prussiani, ma fu invece una battaglia di attrito con i francesi che cercavano disperatamente di spezzare la linea inglese prima che la pressione dei prussiani sulla destra diventasse insostenibile.
Nonostante Wellington dichiarasse in seguito di aver voluto vincere esattamente in quel modo, gli errori commessi da Napoleone nella giornata furono molti e decisivi, mentre inglesi e prussiani si batterono al meglio. In questo senso la vittoria degli alleati appare come dovuta agli errori di Napoleone, mentre la battaglia non è stata decisa dall’abilità militare ma dalla fortuna: alle 16:03 di quella giornata, cinquemila cavalieri francesi del Maresciallo Ney attaccarono l’artiglieria avversaria e riuscirono ad impadronirsene in pochi minuti, grazie a una carica audace e devastante. Per completare l’operazione, i francesi dovevano soltanto rendere inutilizzabili i pezzi nemici, e uno dei modi per farlo era piantare un chiodo nel focone del cannone, ovvero il foro dove passava la miccia. Ma per un colpo di sfortuna, chiodi e martelli erano rimasti tutti nelle bisacce delle selle dei cavalli abbattuti durante la carica. I cannoni rimasero così intatti e furono riconquistati dagli inglesi appoggiando l’entrata in campo delle forze fresche prussiane. Napoleone è stato quindi sconfitto definitivamente.
In seguito a questa battaglia Napoleone fu esiliato a Sant’Elena, dove morì sei anni dopo, il 5 maggio 1821.
Ancora oggi nei pressi di Waterloo è ricordata la grande battaglia ed esiste un museo dedicato all’epico scontro, così come sono state rese luoghi di visita anche alcune delle fattorie nelle quali gli eserciti stabilirono i loro quartieri generali.
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